Attualmente non esiste una cura per l'autismo.
E' possibile mirare ad un miglioramento delle capacità di adattamento delle persone affette da autismo e quindi a significativi miglioramenti nelle loro condizioni di vita.
Ricerche controllate hanno portato alla definizione di quello che oggi è da ritenere il trattamento più efficace: un sistema integrato di interventi composto da
diagnosi precoce, congiunta ad una chiara informazione alla famiglia
accertamenti medico-biologici e monitoraggio delle condizioni mediche
interventi educativo-comportamentali che mirino a:
sviluppare le capacità sociali e di comunicazione
all'autonomia
E' necessario iniziare questi trattamenti il più presto possibile, anche se buoni risultati si raggiungono anche in età adulta:
sostegno pratico e psicologico alla famiglia
servizi predisposti per l'intero ciclo di vita (comunità alloggio, ecc.) finalizzati
all'inserimento sociale
alla formazione professionale
all'avviamento lavorativo (cooperative di lavoro)
coordinamento tra Operatori e Servizi interessati.
Una terapia farmacologica specifica e risolutiva non esiste: diverse sono le cause dell'autismo.
Scopo principale della terapia farmacologica è quello di rendere possibile
i trattamenti comportamentali e psico-educativi, riducendo i sintomi disturbanti.
RACCOMANDAZIONI SULLE POLITICHE SOCIO-SANITARIE PER L’AUTISMO
Le persone con autismo sono cittadini a pieno titolo. Le legislazioni e le politiche devono adeguarsi agli strumenti internazionali a difesa dei diritti umani.
Le persone con autismo hanno un'aspettativa di vita normale, e presentano bisogni riabilitativi/educativi specifici per tutto l’arco dell’esistenza. Per soddisfare le loro necessità e garantire i loro diritti necessitano di una risposta qualificata e specifica in ogni età della vita. La qualità e la specificità dell’intervento e dei servizi non sono fattori estranei o secondari nella lotta alla discriminazione delle persone con autismo: negare un intervento adeguato significa, di fatto, privarle dell’opportunità di sviluppare le proprie potenzialità, esponendole ad ulteriore discriminazione.
Inoltre, delegare la cura della persona con Autismo o altra disabilità intellettiva, specie se grave, alla famiglia non ne promuove inclusione, al contrario di fatto estende l’esclusione a tutto il nucleo familiare e condanna la persona con Autismo ad un costoso quanto inadeguato internamento nel momento in cui resterà priva dell’aiuto familiare.
Le politiche socio-sanitarie per le persone con Disturbo dello Spettro Autistico devono quindi fondarsi:
sui valori fondamentali di pari cittadinanza e opportunità
su una cultura condivisa dell’autismo
su percorsi finalizzati all’inclusione sociale.
Il 1° agosto 2013 il CNB - Comitato Nazionale di Bioetica
(istituito con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 28 marzo 1990)
ha pubblicato il documento
“Disabilità mentale nell’età evolutiva, il caso dell’autismo”
La prima parte del documento tratta della genesi dei disturbi dello spettro autistico e dei risultati della ricerca scientifica sul tema. Successivamente vengono affrontate la cura del soggetto autistico dal punto di vista della bioetica, ed infine le tematiche biogiuridiche.
Il Comitato inoltre invita a:
promuovere a ricerca sull'evoluzione dei disturbi dello spettro autistico e sui trattamenti terapeutici adeguati anche all‟età adulta;
garantire il diritto alla scelta consapevole delle cure, attraverso la richiesta del consenso informato ai genitori o al soggetto, nel caso sia un adulto in grado di intendere e volere;
garantire il diritto alla cura della salute ed assicurare la continuazione di interventi educativi adeguati per tutta la vita;
ricorrere agli interventi farmacologici solo nell’interesse della persona;
garantire il diritto allo sviluppo delle capacità curando anche una adeguata preparazione culturale secondo le capacità;
potenziare le possibilità di inserimento lavorativo.
Queste le raccomandazioni conclusive:
favorire la formazione più specialistica degli insegnanti di sostegno;
favorire la creazione di cooperative sociali che prevedano una percentuale di soggetti con disabilità;
promuovere la creazione di centri diurni che favoriscano l’integrazione e attività lavorative, in sinergia con i servizi di psichiatria;
promuovere e al tempo stesso monitorare il sorgere di comunità protette per adulti con autismo grave;
prendersi cura delle famiglie con persone con autismo garantendo sostegno assistenziale ed economico.
Testo completo del documento “Disabilità mentale nell’età evolutiva, il caso dell’autismo”
Aggiornato al 22 giugno 2016 |